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Mosca

Fra letteratura e mistica

Russia 03 - 09 Settembre 2015
7 giorni (6 notti)

Mosca, l’antica capitale, spodestata nel 1703 e tornata al suo ruolo dopo la Rivoluzione. Città multiforme, estroversa, ambigua, miliardaria e miserabile, centro di potere, vortice di denaro, sfacciata e misteriosa, cuore asiatico di un paese che voleva essere europeo. Mosca è città rotonda nel suo centro, il Cremlino, nei suoi viali, nelle sue tangenziali. E continua inesorabile ad espandersi, ipertrofica e circolare, cuore pulsante di un popolo stanco di soffrire.
Il nostro viaggio ha uno spiccato tratto letterario, con l’incontro ravvicinato con alcuni grandi scrittori moscoviti, ma è anche meditazione religiosa sulle radici dell’Ortodossia russa e contemplazione di un’arte di profonda spiritualità, oltre che memoria storica della guerra napoleonica e della vittoria del 1945 (70° anniversario), conoscenza della metamorfosi contemporanea e assaggio della gastronomia tradizionale, insomma, una vera “Insalata Russa”.

Ritrovo all’aeroporto di Milano e partenza con volo di linea per Mosca (possibili scali intermedi). Trasferimento in pullman Gran Turismo in albergo, cena e pernottamento.

Già vicina è la mèta. Da un’altura – nel chiarore del sole a sé davanti scorgono Mosca dalle bianche mura – tutta cupole d’oro scintillanti. Com’ero, o amici, sempre soddisfatto – allor che Mosca m’appariva a un tratto, semicerchio di chiese e campanili, – di grandiosi palazzi, di cortili e di giardini! Come, dall’errante – mio destino a lasciarti condannato, il mio pensiero, o Mosca, a te è tornato! – O Mosca, Mosca, quante cose, e quante sente echeggiare in questo suono, come – palpita il cuore russo a questo nome!
(A. Pushkin, Evgenij Onegin, cap. VII, str. XXXVI)

Arrivederci, bandiera rossa, – dal Cremlino scivolata giù – non come ti innalzasti, agile, lacera, fiera […]. Arrivederci, bandiera rossa, metà sorella, metà nemica […]. Non ho preso il Palazzo d’Inverno. – Non ho assaltato il Reichstag. – Non sono un “nostalgico”. Ma guardo la bandiera e piango.
(E.
 Evtušenko, Arrivederci, bandiera rossa!, 1992)

Colazione. Il primo contatto con la città ci fa immergere nella grande Piazza Rossa, resa famosa dalle immense parate del periodo sovietico, ma da sempre teatro della vita pubblica moscovita, dalle esecuzioni capitali alla proclamazione degli “ukazy”, gli editti dei Gran Principi. La Piazza Bella (“Rosso” e “Bello” in russo antico sono sinonimi!) con la Cattedrale di San Basilio (eretta nel secolo XVI), i Grandi Magazzini GUM (centro commerciale risalente all’Ottocento), il Giardino di Alessandro (realizzato per commemorare la vittoria militare contro Napoleone, è anche il luogo per rendere onore ai caduti della seconda guerra mondiale con la Tomba del Milite Ignoto), la piazza del Maneggio (che collega il Cremlino e la piazza Rossa) e gli storici teatri nei dintorni (fra i quali, il Bol’šoj), mantiene il suo ruolo di punto d’incontro dei moscoviti e dei turisti, ormai quasi gli unici in coda per il Mausoleo di Lenin. Pranzo in ristorante.

Un giorno di primavera, nell’ora di un tramonto straordinariamente caldo, a Mosca, agli stagni del Patriarca, apparvero due signori […].
(M. Bulgakov, Il maestro e Margherita)

Ricordo il salottino con la vecchia madre di Čechov seduta accanto al samovar, i sorrisi affettuosi della sorella e del fratello, l’atmosfera da famiglia unita, al cui centro stava un uomo giovane, bello, ricco di talento, che gettava uno sguardo divertito sull’esistenza […]. (V. G. Korolenko, Ricordi)

Dedichiamo il pomeriggio ad incontrare Bulgakov (1891-1940) e Čechov (1860-1904), in attesa di salutarli quasi “di persona” al cimitero di Novodevičij, raggiungendo le case-museo a loro dedicate. La memoria dei luoghi e delle case, legate a scrittori o artisti di vario genere, è una forma di cultura molto curata e diffusa in Russia; atmosfere, documenti, ricostruzioni storiche degli ambienti, ci mettono in contatto diretto con la vita personale di intellettuali e grandi personaggi, trattati con una venerazione, che rasenta il culto. Rientro in albergo, cena e pernottamento.

L’aveva abitata 18 anni […] La casa della grande crisi: qui aveva ascoltato per la prima volta la Sonata di Beethoven dedicata a Kreutzer, aveva scritto il racconto della sonata, aveva tentato di divorziare, aveva avuto l’idea di fuggire da tutto, da Sof’ja e dalla vita sociale, fatta di matrimoni, ricchezze, agi, convenienze, ingiustizie zariste, chiese ufficiali.
(A. Cavallari, La fuga di Tolstoj)

Colazione. Visitiamo la casa di Tolstoj, da lui costruita e arredata, dove visse anni di grande fama e di grande tormento, prima del definitivo ritorno nella tenuta di Jasnaja Poljana. Tolstoj, il Moscovita per eccellenza (come Dostoevskij è il Pietroburghese), esplorò con occhio acuto e sofferto il degrado della Mosca popolare, ormai avviata a trasformarsi in proletaria, e divenne il predicatore, idolatrato e osteggiato insieme, del ritorno alla vita patriarcale. Pranzo in ristorante.

Lettore! Non passare da questo luogo senza un movimento del cuore, non passare da qui con freddezza d’animo: tu offendi il sangue del tuo prossimo, forse anche quello del tuo nonno, sparso in difesa della Patria.
(Nuova Guida di Mosca, 1833)

Nel pomeriggio ci dedichiamo alla storia: 1812 e 1945, le due terribili invasioni della terra russa, e le due grandi guerre patriottiche per liberarla. Visita del Museo di Borodino (dove si trova l’enorme quadro che rappresenta la battaglia di Borodino, avvenuta nel 1812 fra russi e francesi, guidati da Napoleone) e dell’izba del generale Kutuzov, eroe della guerra del 1812. Ci spostiamo al Parco della Vittoria (dedicato alla II Guerra Mondiale) e rientrando in hotel possiamo vedere il panorama di Moscow City che si affaccia sul fiume Moscova con i suoi grattacieli. Cena e pernottamento.

Ciò che la parola dice, l’immagine ce lo mostra, silenziosamente.
(VII Concilio Ecumenico, Nicea, 787)

Colazione. Ingresso alla Galleria Tret’jakov, la più grande collezione di arte russa esistente nel mondo. La Trinità di Rublëv, riprodotta in migliaia di esemplari e di illustrazioni, qui è in originale. Semplice, luminosa. E da lei si dipana il lungo filo dell’arte russa fino ai nostri giorni, nella Galleria, che era la casa di un grande industriale-collezionista. Ed in una Cappella riservata qui si conserva anche la Madonna di Vladimir, quella che noi chiamiamo la Madonna della Tenerezza. Pranzo in ristorante.

Quattro portatori, con le cinture bianche e gli stivali fangosi, coperti di foglie appiccicate, portavano un feretro bruno. Si stava facendo buio ed essi si affrettavano incespicando e facendo oscillare il loro fardello. «Sono soltanto due ore che passeggiamo qui ed è già il terzo morto che portano […] Signori, se andassimo a casa?».
(A.
Čechov , Al cimitero, 1884)

Ci spostiamo al Monastero di Novodevičij, fondato nel 1524 dallo Zar Basilio III. Il convento è stato costruito come una vera e propria fortezza circondata da un’alta cerchia di mura, torri e cupole scintillanti (la costruzione più antica è la cattedrale della Vergine di Smolensk, all’interno della quale si conserva la celebre icona della Madre di Dio di Smolensk). L’adiacente cimitero è uno dei cimiteri più prestigiosi dopo quello del  Cremlino, inizialmente luogo di sepoltura della nobiltà russa e in seguito dei personaggi moscoviti più importanti, da Gogol’ a Bulgakov, Čechov e Majakovskij, da Prokof’ev a Šostakovič Rostropovič, da Chruščëv a El’cin e Raisa Gorbačëva. Rientro in albergo, cena e pernottamento.

E la terra, ognun lo sa, – dal Cremlino inizio ha.
(Canzone del Komsomol)

L’Imperatore [Napoleone] è grandemente scontento che, ad onta delle severe disposizioni di arrestare il saccheggio, non si vedano altro che squadre di soldati della Guardia, che tornano dal Cremlino cariche di bottino.
(L. Tolstoj, Guerra e Pace, libro IV, parte seconda)

Colazione. Raggiungiamo il Cremlino, una fortezza di pietra al centro di una città di legno, una piazza al centro della fortezza, tre Cattedrali intorno alla piazza per le cerimonie degli zar, una per il battesimo, una per l’incoronazione, una per la sepoltura: in una piazza l’intera vita dei principi di Mosca. Ingresso nel Grande palazzo del Cremlino, nell’Armeria e nella Cattedrale dell’Assunzione (dove si svolgevano le incoronazioni degli zar e venivano celebrate le cerimonie più solenni). Pranzo in ristorante.

Nell’agosto del ’31 apprestammo all’interno della chiesa i fornelli per le mine […] Lavorammo per 4 giorni […] Erano le due di notte quando girai l’interruttore. Si sentì l’esplosione, ma la cupola non crollò. Fu necessario ripetere tutta l’operazione ad alcuni giorni di distanza, sempre di notte, e finalmente la cupola crollò.
(Perché viva la memoria, Samizdat, 1977)

Ci spostiamo alla vicina Cattedrale di Cristo Salvatore, per la visita di questo memoriale della vittoria del 1812 contro i francesi, distrutta durante il regime sovietico, testardamente ricostruita, dov’era, com’era. Ricca, imponente, sontuosa, forse anche bella. Certo un simbolo. E dalle balconate, ai nostri piedi, si vede il Cremlino scintillante. Rientro in albergo, cena e pernottamento.

Il Santo russo non è un santo bizantino né un siriaco, e neppure latino o tedesco. È un Santo Russo, prodotto di un popolo particolare, della sua cultura e del suolo su cui vive. Il russo è sempre con Dio o contro Dio, mai senza Dio.
(Kologrivov, Santi russi)

Colazione. Escursione a Sergiev Posad, località situata a circa 70 km a nord-est di Mosca. Da qui iniziò la grande fioritura monastica russa, ed è qui tuttora il centro vivo della teologia e della spiritualità ortodossa russa, da qui San Sergio protegge il popolo e la terra russa, qui si può cercare di comprendere il profondo intreccio tra fede e popolo, per cui un russo non può che essere ortodosso. Visita del monastero della Trinità di San Sergio con la Cattedrale dell’Assunzione e la Cattedrale della Trinità, eretta nel secolo XV sulla tomba di San Sergio di Radonež (1322 -1392), fondatore del monachesimo russo e anima della riscossa moscovita contro l’oppressione deitataro-mongoli. Per gli affreschi e l’iconostasi all’interno della cattedrale della santa Trinità fu chiamato Andrej Rublëv, il miglior iconografo del tempo. Pranzo in ristorante.

9 settembre 1990. Il Monastero di S. Sergio è a pochi chilometri di distanza. Padre Men’ percorre un sentiero preso chissà quante volte anche da San Sergio stesso, e dal monaco Andrej Rublëv, che per il monastero dipingeva l’icona della Trinità […].
(Y. Hamant, Aleksandr Men’)

Ci trasferiamo nel vicino villaggio di Semkhoz, dove si trova la Cappella commemorativa dell’assassinio di Padre Men’, sacerdote ortodosso russo, autore di numerosi libri di catechesi e commento alle Sacre Scritture, che conosceranno, con gli inizi della perestrojka, una forte diffusione nel mondo russo. Sul luogo della sua morte, avvenuta nel 1990, lungo la strada verso il monastero di san Sergio, è stata edificata una cappella divenuta luogo di pellegrinaggio. Su quel sentiero, un colpo d’ascia. Così muore l’ultimo martire della Terra Russa. Ma solo ciò che muore può resuscitare, per questo vale la pena vivere, soffrire e morire, la Pasqua non esiste senza il venerdì santo. E il calvario non esiste senza resurrezione. Così vive il cristiano ortodosso, in bilico fra la morte e la vita, fra il cielo e la terra, e l’adorazione di Dio diventa trasfigurazione della realtà. Rientro in albergo a Mosca, cena e pernottamento.

Colazione. Trasferimento all’aeroporto di Mosca e rientro con volo di linea in Italia all’aeroporto di partenza (possibili scali intermedi).

Accompagnatore culturale
Teresa Tordo, russista, formata nell’Università di Torino, dopo un soggiorno di studio a Leningrado nel 1973 non ha più smesso di viaggiare nell’URSS europea e nell’attuale Russia, anche organizzando e accompagnando gruppi di visitatori. Ha perfezionato gli studi in storia russa  e continua a tenere incontri e corsi specialistici. Ha collaborato alle ricerche storiche per la realizzazione di due documentari sui partigiani sovietici in Piemonte, in collaborazione con l’Associazione Culturale Russkij Mir di Torino, di cui è attualmente Presidente.

Teresa Tordo

 


Documenti

Passaporto valido almeno 6 mesi dalla data di inizio del viaggio. Per l’ottenimento del visto dovranno pervenirci almeno 30 giorni prima della partenza: 1 fototessera, passaporto in originale, modulo di richiesta visto compilato. Per i documenti pervenutici a meno di 30 giorni dalla partenza verrà applicata la soprattassa per l’urgenza.

  • Quota di partecipazione:
    € 1870,00
  • Partenza da:
    Milano
  • Spese apertura pratica:
    € 55
  • Trasporto:
    Aereo, Pullman
  • Prenotazione:
    Entro il 15 Maggio 2015 o oltre, fino ad esaurimento posti
Scheda di prenotazione

LA QUOTA COMPRENDE: Volo di linea a/r in classe economy da Milano a Mosca (possibili scali intermedi) • Tasse aeroportuali (soggette a riconferma al momento dell’emissione biglietti) • Trasporto in pullman G.T. per le località indicate, visite ed escursioni con guida in lingua italiana come da programma con ingressi a pagamento inclusi • Sistemazione in hotel di 3 stelle in camere a due letti con servizi privati • Trattamento di pensione completa dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’ultimo giorno • Accompagnatore culturale • Accompagnatore Effatà Tour

LA QUOTA NON COMPRENDE: Le bevande ai pasti • Ingressi ed escursioni non indicati in programma • Tutto quanto non indicato alla voce “la quota comprende”

SUPPLEMENTI: Camera singola: € 280,00 • Visto consolare russo: € 90,00 • Partenza da altre città con voli di linea: quotazioni su richiesta • Trasferimento a/r in pullman da Cuneo-Pinerolo-Torino/aeroporto Milano: il costo sarà determinato in base al numero di aderenti al servizio